Il 2024 di Simplify Partners e i temi chiave del 2025  

L’anno 2024 ha presentato sfide finanziarie caratterizzate da instabilità geopolitica e segnali di recessione imminente, ma ha anche rivelato opportunità significative guidate dalla crescita tecnologica e dall’evoluzione delle condizioni macroeconomiche. Simplify Partners ha mantenuto stabilità con una strategia equilibrata e orientata al controllo del rischio. Guardando al 2025, identifichiamo sette temi chiave con potenziale nei mercati globali, tra cui iniziative di crescita europee, mitigazione dei rischi geopolitici e l’impatto delle dinamiche fiscali e di produttività negli Stati Uniti. La nostra prospettiva rimane cautamente ottimista, focalizzata su aree di crescita sostenibile e una gestione attiva del portafoglio per affrontare le incertezze e capitalizzare sulle tendenze emergenti.

Il 2024 è stato un anno complesso e sfidante per chi ha ritenuto di considerare con attenzione i segnali di recessione negli Stati Uniti e l’instabilità geopolitica nelle economie avanzate. Nel 2024, come nel 2023, l’Economic Regime Index, attraverso il quale Bloomberg ogni settimana replica le probabilità di recessione a tre mesi calcolate dalla Federal Reserve, ha oscillato freneticamente intorno e al di sotto del livello di recessione suggerendo la massima prudenza. (Nel video che trovate al link https://youtu.be/iv6aZV8eOag?si=SZJ_mMSvIBfY_E8C gli analisti di Bravos Research illustrano bene le sfide che i gestori patrimoniali hanno dovuto affrontare nell’anno).

Contrariamente ai preoccupanti segnali, il prezzo delle azioni e dell’oro ha continuato a crescere, una tendenza determinata verosimilmente dalla combinazione tra il massiccio stimolo fiscale negli Stati Uniti e le aspettative di crescita delle sette principali società tecnologiche. Le altre società hanno semplicemente seguito la tendenza trascinate dallo slancio del mercato.

Negli ultimi dodici mesi Simplify 02 ha registrato una performance di circa il 2%, equivalente a quella di un portafoglio conservativo, ma con una volatilità significativamente inferiore, che riflette il nostro impegno prioritario: gestire il rischio e proteggere il capitale.

Giunti alla vigilia del 2025, ci consideriamo ben posizionati per sfruttare le opportunità emergenti. Ne abbiamo individuate sette.

1) Quattro aree di crescita in Europa. La sopravvalutazione del dollaro (strutturale, a nostro parere) apre agli investimenti in europa. Il ciclo industriale globale è in contrazione da oltre due anni e le aziende europee devono affrontare sfide impegnative (vincoli del mercato del lavoro, concorrenza, produttività), ma prevediamo nel 2025 una crescita degli investimenti di governi e imprese: i politici stanno concentrandosi sul sostegno alla crescita e i CEO vedono l’opportunità d’impiegare il capitale. Abbiamo identificato quattro aree di sviluppo: catena del valore dell’IA (elettrificazione, tecnologie per l’energia da fonti rinnovabili, macchinari di precisione e competenze ingegneristiche), infrastrutture; aerospazio e difesa (modernizzazione delle attrezzature, sicurezza informatica, infrastrutture).

2) Diminuzione delle tensioni geopolitiche e prezzo del gas europeo. Se Donald Trump mantenesse l’impegno di trovare rapidamente una soluzione per la guerra in Ucraina, il prezzo del gas e dell’energia scenderebbe ai livelli pre-crisi. È possibile che, nel breve periodo, l’intensità della guerra in Ucraina aumenti ma ci aspettiamo sviluppi positivi nel 2025. Privilegiamo, pertanto, le obbligazioni societarie a lunga scadenza di emittenti in grado di trarre i maggiori benefici dal calo dei prezzi dell’energia, in particolare nei settori che la utilizzano intensamente.

3) Leadership americana negli incrementi di produttività. Gli investimenti nell’Intelligenza Artificiale hanno spinto la produttività degli Stati Uniti ben oltre le aspettative, il che potrebbe sostenere i rendimenti azionari grazie all’aumento di ricavi e marginalità. Pur privilegiando le azioni statunitensi, ribadiamo che nel portafoglio c’è spazio per le 50 maggiori società europee che, mediamente, generano il 40% dei profitti dai mercati globali e hanno valutazioni inferiori.

4) Disposizioni fiscali negli Stati Uniti. I benefici fiscali vigenti negli Stati Uniti per le persone fisiche e le società termineranno alla fine del 2025. Un rinnovo è possibile ma con modifiche restrittive: la nuova legislazione non potrà infatti impattare sul deficit dei dieci anni successivi.Il fisco americano, insomma, continuerà a essere amico dei mercati. Confidiamo che la nuova amministrazione utilizzera AI per ridurre i costi associati alla publica amministrazione rendendo la spesa pubblica meno pesante sul deficit.

5) Debito sovrano europeo. Potrebbe essere prematuro derivare oggi dall’andamento dei debiti sovrani indicazioni opportunistiche, ma in Europa si avvertono dei cambiamenti di cui tenere conto, per esempio la minore attrattività del debito francese, che segnala come la traiettoria di crescita del deficit pesa più del livello assoluto e del rapporto con il PIL. L’Italia ha livelli di debito maggiori della Francia ma una tendenza prospettica migliore. In linea di principio, pertanto, preferiamo i titoli di Stato italiani (BTP) ai titoli di altri Paesi europei. A meno di gravi shock internazionali, ci aspettiamo che gli spread italiani restino stabili.

6) Gestire attivamente la volatilità dei Treasury. Anche nel 2025 il fixed income potrebbe avere un ruolo significativo: politiche fiscali espansive e aumento della spesa pubblica implicheranno l’offerta di rendimenti più elevati per stimolare l’investimento su titoli di Stato a lunga scadenza. Detenere obbligazioni è essenziale per diversificare il rischio azionario di un portafoglio (contattateci per avere indicazioni specifiche sulla correlazione). Una soluzione per farlo possono essere i fondi attivi come il nostro che consentono di accedere a sottosettori non ben rappresentati negli indici.

7) Oro. Il prezzo ha raggiunto nuovi massimi storici nel 2024 ma riteniamo che ci siano le condizioni per un ulteriore rally nel 2025. Ci aspettiamo che i prezzi siano supportati dalle banche centrali. Si pensi solo che la banca centrale cinese detiene oggi solo il 5% delle riserve in oro contro oltre il 60% della BCE e della Federal Reserve. Nel 2024 non ci sono stati flussi significativi verso gli ETF legati all’oro, una nuova domanda da parte degli investitori retail, che nel 2025 dovranno fronteggiare tassi d’interesse in calo sui titoli risk-free, potrebbe spingere i prezzi verso l’alto. Per converso sembra essere venuta meno la capacita di diversificazione del metallo prezioso. Va quindi monitoriata con attenzione la correlazione con gli altri risk assets (contattateci epr avere un agigornamento puntuale su questi studi). L’oro e’ una copertura attraente per lo piu per il rischio geopolitico e le incertezze legate ai deficit pubblici. Analisi su circa 50 eventi geopolitici successivi alla seconda guerra mondiale dimostrano che l’oro si è rivelato una copertura piu affidabile nel breve termine contro la volatilità del mercato azionario.

Il team di Simplify 02 è impegnato a gestire questo scenario selezionando una combinazione di asset con un rapporto ottimale tra volatilità e rendimento atteso. Per il 2025 limiteremo la volatilità al 7%.

Questa newsletter è proprietà intellettuale di Simplify Partners. Per ulteriori discussioni o approfondimenti, contattateci all’indirizzo info@simplifypartners.com.

Cordiali saluti e auguri per un felice 2025.

Il team di Simplify 02