Protezionismo, tagli fiscali e deregulation nell’agenda del ticket Trump-Vance

Sondaggisti e analisti politici sostengono che, a dispetto delle difficoltà palesate dal presidente Biden, la partita per la Casa Bianca sia, in realtà, ancora incerta. È invece chiara la politica economica che il ticket Donald Trump-James David Vance intende attuare, basata su alcuni capisaldi del pensiero repubblicano: protezionismo, fisco leggero, deregulation. Vediamo.

Più alte le barriere commerciali

Trump propone serie restrizioni politica commerciale, tra i quali l’introduzione di un’imposta del 10% su tutte le importazioni e una tassa del 60% sui beni provenienti dalla Cina, una posizione aggressiva che potrebbe creare le tensioni commerciali con gli alleati europei e asiatici, forse anche con il Canada. Trump si è anche pronunciato a favore di un  indebolimento del dollaro finalizzato a incrementare le esportazioni. Nel primo mandato, la visione anti-globalizzazione trumpiana aveva creato divisioni nell’amministrazione e incontrato la resistenza al Congresso anche di alcuni repubblicani, mentre oggi il partito sembra più incline ad accogliere misure anti-globalizzazione. Certo il sistema delle imprese statunitensi non è un alleato: le guerre commerciali fanno perdere quote di mercato e ostacolano la circolazione dei lavoratori (gli immigrati sono essenziali per tenere basso il costo del lavoro).

Fisco più leggero

Nel 2017, il congresso a maggioranza repubblicana approvò il pacchetto di tagli fiscali per famiglie e imprese voluto da Trump. Un provvedimento da 1,7 trilioni di dollari che ha significativamente contribuito alla crescita dell’S&P 500. I tagli scadranno il prossimo anno, ma Trump intende renderli permanenti e ridurre ulteriormente l’aliquota fiscale per le aziende (oggi al 21%). Il dibattito in corso nel partito Repubblicano ha fatto emergere qualche riserva sull’estensione di questa politica (lo stesso J.D. Vance ha) e sulla prospettata possibilità di aumentare le imposte sulle grandi corporation a beneficio delle piccole imprese. Incerto è il futuro dei benefici fiscali introdotti dall’amministrazione Biden per le produzioni domestiche, in particolare nel settore dell’energia pulita. I repubblicani hanno criticato queste misure, ma ne riconoscono i riflessi positivi sull’occupazione.

Deregolamentazione (ma non totale)

La deregolamentazione è stata per anni un pilastro della politica economica repubblicana. Una nuova amministrazione Trump si concentrerebbe, probabilmente, sulla riduzione delle misure anti-inquinamento e anti-emissioni e a favore della produzione di combustibili fossili. Vance, tuttavia, ha mostrato la volontà di collaborare con alcuni esponenti della sinistra, in particolare sostenendo le politiche antitrust di Lina Khan, presidente della Federal Trade Commission. Questa posizione bipartisan potrebbe anche mettere le aziende tecnologiche sotto maggiore scrutinio. Vance, inoltre, si è espresso in favore di misure regolatorie più stringenti in alcuni settori (come la sicurezza ferroviaria e le banche) e ha condiviso le posizioni di politici progressisti come il senatore Bernie Sanders, democratico indipendente.

Occhio al confronto nel partito Repubblicano

L’agenda economica Trump/Vance è un complesso mix di maggiore protezionismo, tagli fiscali, deregolamentazione e inasprimento regolamentare selettivo. Le proposte di Trump puntano a incrementare la produzione domestica e ridurre la dipendenza dall’estero, ma rischiano d’irritare importanti partner commerciali degli Stati Uniti e minare pratiche economiche consolidate. L’esito del confronto nel partito Repubblicano sarà decisivo per trovare un punto di equilibrio e plasmare nei prossimi anni l’economia degli Stati Uniti.

Cordiali saluti,

Federico Polese