USA, Cina, Europa: che cosa ci attende nei prossimi mesi

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Carissimi investitori,

Ormai alla vigilia del trimestre che chiude l’anno, è utile un’analisi della situazione nelle tre aree chiave dell’economia mondiale (Stati Uniti, Cina e Europa) andando oltre i facili slogan che tanto piacciono ai mercati per stabilire una linea di condotta efficace.

Stati Uniti: ancora una volta il consensus ha avuto torto

All’inizio dell’anno, il consenso generale prevedeva una netta contrazione dell’economia (hard landing) verso la fine dell’anno: molti analisti suggerivano, per questo, una posizione ultra-difensiva e asset tradizionalmente più sicuri. La strategia di Simplify Partner è stata leggermente diversa: abbiamo optato per un approccio “meno-ciclico” investendo in high yield di alta qualità, decisione che si è dimostrata lungimirante.

Anche le nostre scelte valutarie sono andate controcorrente. Mentre l’opinione mainstream prevedeva un dollaro debole, noi pensavamo che la Federal Reserve avrebbe seguito una politica di tassi higher for longer. Questa visione, combinata con la costatazione di una prevalenza dei falchi nella Banca Centrale Europea (che tuttora consideriamo eccessivamente ottimista), ci ha indotto a scommettere su un dollaro più forte rispetto all’euro, che ha dato i suoi frutti.

L’economia statunitense ha mostrato una resilienza straordinaria. Una combinazione di stimoli fiscali, politica monetaria e spesa dei consumatori incessante ha fatto venire meno lo scenario di un “hard landing”. Anche se l’inflazione persiste, la Federal Reserve è riuscita abilmente a trovare il punto di equilibrio tra la necessità di non portare in Paese in recessione e di tenere sotto controllo l’inflazione.

Cina: alla ricerca di un difficile equilibrio

La Cina sta pericolosamente camminando su una fune tesa tra esigenze economiche di breve termine e obiettivi strategici di più lungo termine stabiliti dal piano Made in China 2025. I recenti interventi normativi in settori che vanno dalla tecnologia all’immobiliare hanno agitato i mercati e generato perplessità. Queste mosse, tuttavia, non sono da considerare reazioni emotive a sfide interne ma, piuttosto, passi studiati per mitigare il rischio sistemico.

Detto ciò, l’efficacia immediata sull’economia reale di queste politiche reale resta un punto interrogativo e il rischio di un riflesso negativo sui mercati globali è palpabile. La nostra posizione è di cauto ottimismo e manteniamo un occhio vigile sull’evoluzione degli indicatori macroeconomici.

Europa: le transizioni energetica e digitale promettono bene

L’Europa resta una combinazione di potenziale inespresso e ostacoli strutturali. La forza lavoro qualificata e le aziende innovative sono appesantite da problemi strutturali (mercati del lavoro rigidi, invecchiamento demografico, disarmonia fiscale). I progressi nella transizione verso le energie rinnovabili e la digital transformation dell’economia e delle imprese sono fattori che, prospettiva, inducono all’ottimismo.

Siamo pertanto positivi sull’Europa ma con cautela. Cerchiamo valore, per questo, in settori e imprese pronte a trarre beneficio dall’ambiziosa agenda dell’Unione Europea per la sostenibilità concentrandoci su quelli con fondamentali solidi e promettenti prospettive di crescita.

In conclusione, navigare nel mondo tri-polare richiede un approccio chirurgico e la capacità di trovare una sintesi tra tendenze macroeconomiche e opportunità a livello micro. Siate certi che il nostro team è pienamente impegnato ad applicare questo rigore analitico e ad allineare le nostre strategie con gli obiettivi di rendimento assoluto del fondo.

Vi ringrazio per la vostra fiducia che continuate ad attribuirci.

Cordiali saluti,

Federico Polese